Riflessioni
Appunti e Disappunti
Dietro la domanda ( a dire il vero non proprio professionale) di gran parte della moderna subacquea di mute sempre più facili da indossare, più morbide e meno impegnative, i migliori produttori di neoprene hanno immesso sul mercato materiali estremamente soffici e morbidi con cui si possono confezionare delle mute meravigliose per elasticità e comfort che praticamente addosso non si sentono.
Questi fantastici materiali oltre ai vari lati positivi ne hanno purtroppo anche certi negativi, veri e propri talloni d’Achille di cui ora noi cercheremo di analizzare i più importanti:
- Accentuata facilità di schiacciamento sotto pressione che comporta la perdita dell’assetto in immersione ( in special modo per le immersioni in apnea ) anche a medie profondità ed inoltre, a fronte di un uso intenso e prolungato, la perdita definitiva ed irreversibile di spessore con conseguente calo di potere coibente (non tengono più caldo).
- Fragilità: le mute monofoderate o peggio quelle senza fodera rivelano la loro estrema delicatezza negli urti, abrasioni, lacerazioni, per cui occorre sempre una maggiore attenzione anche nelle fasi di vestizione..
- Il terzo è un difetto indiretto, cioè un difetto non proprio del materiale ma di chi lo lavora, mi spiego: con un materiale così morbido ed elastico un produttore poco scrupoloso (eufemismo) per mascherare un taglio non proprio azzeccato e fare ugualmente bella figura con il cliente mette in atto un semplice stratagemma; adotterà nel taglio delle misure più strette, così la sua muta risulterà perfetta, come un guanto, senza pieghe e né sacche. E qui casca l’asino, un grave errore di cui ora ne spieghiamo i motivi.
Una muta confezionata con i morbidissimi materiali moderni che indossata non fa pieghe vuol dire che è molto tesa perciò se ne assottiglia lo spessore ( molto più di quanto non si creda) ed in misura maggiore risulterà molto tesa la superficie ( mute lisce) per cui ogni piccolo taglio si trasforma in lacerazione, rendendo più difficile le riparazioni e di conseguenza saranno più fragili persino le incollature.
Ne conseguirà quindi una minore tenuta termica a causa dell’assottigliamento ed inoltre un’ultima ma non meno importante constatazione, maturata dopo numerose prove e controlli, conferma che una muta notevolmente aderente sembra comoda e morbida all’inizio ma bastano poche ore passate in acqua per rendersi conto della maggiore difficoltà ad ottenere un buona ventilazione.
Sembra un paradosso, ma al contrario delle cosidette mute dure che si usavano una volta ( ancora molto richieste dai profondisti sia in apnea che in ara ) le quali vanno indossate molto strette perché non variano di spessore e perché non è facile fargli fare ventosa, le mute moderne vanno costruite perfettamente attorno al corpo senza risultare troppo tese, ma solo appoggiate, tanto che quando si indossano a secco ( o peggio come fanno alcuni sotto la doccia) a causa della loro estrema morbidezza ed elasticità dovranno apparire larghe, perché l’aria o le bolle dello shampoo che restano tra la pelle e la muta tenderanno a scostarla dal corpo.
Tutto questo verrà risolto ( se non ci sarà troppo shampoo) con la particolare tecnica di evacuazione dell’ARIA che si può praticare solamente in acqua: ci si immerge un paio di metri sotto la superficie, si assume una posizione obliqua su di un fianco con un braccio rivolto verso l’alto in questo modo il braccio farà da camino a tutto il corpo e convoglierà tutta l’aria intrappolata sotto la muta verso la mano dove potrà fuoriuscire, a questo punto la muta si attaccherà al corpo proprio come una ventosa.
Ne consegue che la muta seguirà tutti i movimenti senza fare più entrare l’acqua, senza essere molto tesa, senza affaticare inutilmente la respirazione e naturalmente tenendo più caldo.